Sempre più giovani, inghiottiti dal vortice del gioco d’azzardo, cadono nella trappola. Clic dopo clic, una scommessa dopo l’altra, inseguono l’illusione di poter vincere, di ribaltare il proprio destino, di dominare una partita truccata. Quello che credono essere solo un gioco si trasforma, però, in un abisso senza fine. Questi ragazzi finiscono stritolati in un ingranaggio che non perdona, che risucchia ogni risorsa: economica, sociale, personale.
Non è solo un fenomeno legato alla fragilità individuale: è un dramma collettivo, un cancro che si espande silenziosamente. E la provincia di Frosinone non fa eccezione. Lo conferma la ricerca dell’Università di Cassino, realizzata dal Laboratorio di Ricerca Sociale diretto dal professor Maurizio Esposito. Dati durissimi, che ci sbattono in faccia una realtà allarmante. L’indagine evidenzia come il gioco d’azzardo stia corrodendo non solo chi vive già ai margini, ma anche giovani. Giovani che, a causa della crisi economica e lavorativa, vedono nella vincita facile un’uscita dalla disperazione. È una discesa lenta e inesorabile, spesso nascosta anche a chi è vicino.Ludopatia: una nuova risposta da Exodus Cassino
Intervista di Carmela Di Domenico per Ciociaria oggi di lunedì 16 settembre 2024
Sempre più giovani inghiottiti dal gioco d’azzardo, spesso a portata di click. Inseguendo l’illusione di farcela, di poter pianificare una vincita, di mantenere il controllo. E che invece finiscono stritolati dagli ingranaggi di quella che è una vera e propria dipendenza. Così se l’Università di Cassino con lo studio realizzato dal laboratorio di Ricerca Sociale, ha “ristretto” l’età delle vittime del gioco d’azzardo, l’analisi del Responsabile di Exodus, Luigi Maccaro, ha allagato le maglie. Anzi, in realtà, le maglie sono così tanto larghe che si è reso necessario dal 1° settembre dare il via ad un nuovo Servizio, promosso in collaborazione con il Ser.D. di Cassino e la Asl di Frosinone: un centro diurno per le dipendenze comportamentali, in cluso il gioco d’azzardo. Una comunità semiresidenziale dove i dipendenti da gioco possono seguire un programma di riabilitazione.
Dipendenza da gioco d’azzardo. A gennaio il report della arcidiocesi di Gaeta indicava Coreno “sul podio” con un primato tutt’altro che positivo. Una situazione non dissimile da quella di altri Comuni del Cassinate… A che punto siamo ora?
La situazione nel Cassinate, purtroppo, resta preoccupante. La recente ricerca dell’Università di Cassino, realizzata dal Laboratorio di Ricerca Sociale diretto dal prof. Maurizio Esposito, ha messo in luce dati significativi sul gioco d’azzardo nella provincia di Frosinone. L’indagine ha contribuito a definire e quantificare il fenomeno, evidenziando come molti giocatori tendano a sottovalutare la gravità della loro situazione, fino a trovarsi costretti a chiedere aiuto per problemi economici o sanitari. Interessante è anche la correlazione tra bassa scolarizzazione e frequenza del gioco, così come l’aumento del fenomeno tra giovani adulti, tra i 18 e i 35 anni, a causa della crisi economica e lavorativa..
Giochi d’azzardo sempre più a portata di click. Quanto pesa la dipendenza “telematica”?
È impressionante la crescita del gaming online post pandemia: +130%. Mentre il canale fisico, le vecchie slot machine per intenderci, è calato di oltre l’8%. Non solo: le somme giocate dall’italiano medio nel 2023 sono arrivate al 16% del reddito imponibile dichiarato (erano l’11% nel 2019). I dati ufficiali segnalano che nel 2022 i giovani italiani fra i 25 e i 34 anni, hanno aperto oltre un milione e duecentomila conti sulle piattaforme di gioco online. La facilità con cui si può accedere a piattaforme online, specialmente via smartphone, ha aumentato il rischio, soprattutto tra i giovani e le persone che già vivono in isolamento. Questo tipo di dipendenza è spesso più difficile da individuare perché avviene lontano dagli occhi di chi potrebbe intervenire, come familiari o amici.
Exodus è sempre in prima linea quando si parla di prevenzione. Con progetti rivolti alle comunità locali, prima di tutto per informare. Ma per quelli che hanno già il problema?
Intanto il primo punto di riferimento è il Ser.D. Ormai da qualche anno, in collaborazione con il Consorzio dei Servizi Sociali, portiamo avanti il progetto “A che gioco giochiamo?” che prevede incontri di informazione nei 26 Comuni, Centro di ascolto e orientamento, Gruppo di auto aiuto per giocatori problematici (Qui la pagina web dedicata al progetto “A che gioco giochiamo?”). Ma dal 1° settembre c’è un nuovo servizio, promosso in collaborazione con il Ser.D. di Cassino e la ASL di Frosinone: un Centro diurno per le dipendenze comportamentali, incluso il gioco d’azzardo. Una comunità semiresidenziale, aperta tutti i giorni dalle 9 alle 17 dove i dipendenti da gioco possono seguire un programma di riabilitazione che utilizza tanti strumenti, dalla psicoterapia allo sport. (Qui la pagina web dedicata al Centro diurno Exodus Cassino)
Spesso si tende a minimizzare, invece è una dipendenza su cui intervenire in modo professionale. Chi chiede aiuto? Le famiglie o le persone interessate?
La maggior parte delle volte sono le famiglie a chiedere aiuto per primi, quando si rendono conto del problema. Tuttavia, anche le persone direttamente coinvolte cercano sempre più spesso supporto, soprattutto quando iniziano a vedere gli effetti negativi sul loro benessere economico e sociale. È fondamentale un intervento professionale per evitare che la situazione degeneri ulteriormente.
Vi sono storie più di altre che possono essere sintomatiche della situazione vissuta nel Cassinate?
Mi ha colpito di recente la storia del centrocampista della Juve Nicolò Fagioli. Una persona giovane, famosa e ricca che chiede aiuto è uno sprone per tutti quei giocatori che hanno paura, si vergognano e non riescono a chiedere aiuto. Di storie così ce ne sono tante anche da noi. Parlano di persone fragili, vulnerabili, vittime di un’offerta di gioco incredibilmente esagerata. Quello che serve è una legge capace di restringere quest’offerta. Bisogna diminuire gli orari, allontanare i luoghi del gioco da abitazioni, scuole, uffici. Bisogna togliere il gioco dai bar e dai tabaccai creando degli esercizi commerciali riservati al gioco fuori dalla portate delle persone fragili.
La società cosa deve fare?
La società deve affrontare il problema a partire dall’educazione. Da quest’anno scolastico sono entrate in vigore le nuove linee guida per l’educazione civica. Fra le altre cose c’è un’attenzione particolare alla prevenzione e al contrasto delle dipendenze derivanti da droghe, fumo, alcool, doping, uso patologico del web, gaming e gioco d’azzardo. Sarebbe molto bello che qualche scuola decidesse di portare gli studenti a Exodus per un’ora di educazione civica: potrebbe essere molto, molto formativa! (Qui la proposta formativa per gli studenti “Un giorno in Comunità”).
Gioco d’azzardo, pandemia infinita
Il gioco d’azzardo è una pandemia che non finisce mai e coinvolge tutti, dai giovani agli anziani. Nel servizio di Rai3 la storia di chi si è rovinato la vita ed ora cerca di ricominciare. I malati d’azzardo sono sempre di più, distruggono famiglie intere oltre a dilapidare patrimoni per sostenere un giro d’affari pazzesco di cui beneficiano insieme lo Stato e le organizzazioni criminali. Sempre più gente vuole scappare dalla realtà e rifugiarsi nell’illusione di poter cambiare all’improvviso la propria vita. Ma puntualmente piomba in disgrazia.
Il Lazio inciampa nelle slot
Tanto tuonò che piovve. Dopo quasi dieci anni di rinvii alla fine la Regione Lazio, con il solo voto contrario del consigliere di Demos, Paolo Ciani, ha abolito la misura della rimozione delle slot machine nel raggio di 500 metri da scuole, ospedali, centri anziani.
Le sale gioco esistenti di fronte alle scuole o ai centri anziani possono continuare beatamente a proporre gioco d’azzardo legalizzato anche a persone giovani o con fragilità sociali.
Un subemendamento alla legge di assestamento del bilancio previsionale – proposta dalla Giunta e sottoscritto da consiglieri regionali di tutti i partiti, dal PD alla Lega passando per Fratelli d’Italia, Forza Italia e Gruppo misto – ha cancellato il provvedimento coraggioso che la Regione aveva approvato appena due anni fa (L.1/2020 art. 11bis). Il distanziamento viene eliminato per “tutti gli esercizi pubblici commerciali nonché alle sale da gioco già esistenti”.
Mi va di sottolineare che i consiglieri del Movimento 5 Stelle, in campagna elettorale avevano sbandierato il loro impegno in favore del distanziamento dei luoghi di gioco dalle aree sensibili.
E invece, quello che era un provvedimento legislativo sacrosanto (L.5/2013 “Disposizioni per la prevenzione e il trattamento del gioco d’azzardo patologico”) teso a contenere la diffusione delle patologie legate al gioco e a limitare le infiltrazioni della criminalità organizzata, va tranquillamente a farsi benedire nella complicità bipartisan con l’industria dell’azzardo.
L’intervento del consigliere Paolo Ciani
Unico a votare contro l’iniziativa della Giunta regionale il consigliere di DemoS – Democrazia Solidale, Paolo Ciani, che ha evidenziato come “in questi anni, tanti in quest’Aula che hanno voluto questa legge hanno cambiato idea. Come se la preoccupazione da cui erano nate le leggi nel 2013 venisse meno, quando, invece, in questi anni, purtroppo, l’azzardo è cresciuto e tante e tanti nostri concittadini sono caduti nelle maglie dell’azzardo”. Il consigliere Ciani, rivolgendosi poi ai suoi colleghi d’Aula ha aggiunto “Mi colpisce che alcuni colleghi sensibili dicano “non è che se ci sono più giochi si diffonde di più la patologia”. È esattamente così. Se ci sono più giochi si diffonde di più la patologia. Per esempio, non differenziare ciò che sono le sale gioco esplicite da bar e tabacchi, dove entrano tutti i bambini, tutti i ragazzi, tutti i cittadini, e si trovano in continuazione macchinette, gratta e vinci, Enalotto, eccetera, fa crescere esattamente questo”.
I dati sul gioco
Nel Lazio, solo l’anno scorso, sono stati giocati 11 miliardi e mezzo di euro in quasi 6 mila pubblici esercizi (bar, tabaccherie, ecc.).
In Provincia di Frosinone sono attive diverse attività di prevenzione e contrasto alla diffusione del gioco anche attraverso la presa in carico di giocatori problematici attraverso percorsi individuali e gruppi di auto mutuo aiuto. Per maggiori informazioni sulla diffusione del gioco d’azzardo nella Provincia di Frosinone è possibile consultare il lavoro di ricerca realizzato dal Laboratorio di Ricerca sociale del prof. Maurizio Esposito dell’Università degli Studi di Cassino e del Lazio meridionale (clicca qui).
L’impegno di Exodus
Da almeno dieci anni ci confrontiamo con tante richieste di aiuto legate al gioco d’azzardo, tanti familiari di giocatori che si rivolgono ai nostri centri d’ascolto nella speranza di trovare uno spiraglio, di vedere una luce in fondo al tunnel della dipendenza. Patrimoni bruciati nelle sale giochi, alle slot machine, con le scommesse sportive, case vendute, pensioni impegnate, usurai sempre appostati, drammi familiari come quelli che si ripetono da decenni solo che al posto dell’eroina e della cocaina in questi casi c’è il gioco d’azzardo. Tutto appare innocuo, a partire dalla parola “gioco”, dai gratta e vinci alle scommesse sportive, dalle slot machine ai giochi online e invece è un mondo, costruito ad arte, con meccanismi psicologici scientificamente messi a punto per creare dipendenza. Un sistema pseudo imprenditoriale, tutt’altro che trasparente, che rovina migliaia di persone. Un sistema che ha potuto proliferare in questi ultimi venti anni grazie ad una politica accecata dalla necessità di fare cassa, sulla pelle di almeno un milione di persone che oggi in Italia hanno un rapporto problematico con il gioco. Un sistema politico-imprenditoriale che ruppe gli indugi grazie al Governo che legalizzò le Sale Bingo nel 1999 e poi nel 2003 autorizzò le slot machine. Interventi seguiti da tutta una serie di provvedimenti finalizzati a favorire il fenomeno dell’azzardo con l’obiettivo di aumentare le entrate per lo Stato senza tenere in nessun conto i danni sulle persone.
Lo sciopero del caffè
Bisogna promuovere consapevolezza, anche per far sì che nessuno si senta solo ad affrontare la propria battaglia. Iniziamo con lo sciopero del caffè: non entriamo più nei bar che possiedono slot machine. Non dobbiamo arrenderci all’idea che non si possa tornare indietro, anche perché gli oltre 11 miliardi di euro, buttati nell’azzardo ogni anno solo nel Lazio, sono soldi sottratti all’economia reale, quella che produce occupazione e benessere. E’ un appello agli imprenditori affinché si decidano ad affiancarci in questa battaglia, perché quei miliardi potrebbero essere utilizzati per comprare auto, elettrodomestici, per fare la spesa, per andare al ristorante, per comprare giocattoli e così via. Undici miliardi sottratti al mondo del lavoro e dell’impresa. E’ ora di dire basta ma dobbiamo farlo tutti insieme.
Per chiedere aiuto
Per informazioni e richieste d’aiuto chiamare al numero 375.7432168 oppure scrivere a gap@exoduscassino.it
Ricerca Unicas sul gioco d’azzardo
Da almeno dieci anni ci confrontiamo con tante richieste di aiuto legate al gioco d’azzardo, tanti familiari di giocatori che si rivolgono ai nostri centri d’ascolto nella speranza di trovare uno spiraglio, di vedere una luce in fondo al tunnel della dipendenza. Patrimoni bruciati nelle sale giochi, alle slot machine, con le scommesse sportive, case vendute, pensioni impegnate, usurai sempre appostati, drammi familiari come quelli che si ripetono da decenni solo che al posto dell’eroina e della cocaina in questi casi c’è il gioco d’azzardo. Tutto appare innocuo, a partire dalla parola “gioco”, dai gratta e vinci alle scommesse sportive, dalle slot machine ai giochi online e invece è un mondo, costruito ad arte, con meccanismi psicologici scientificamente messi a punto per creare dipendenza. Un sistema pseudo imprenditoriale, tutt’altro che trasparente, che rovina migliaia di persone. Un sistema che ha potuto proliferare in questi ultimi venti anni grazie ad una politica accecata dalla necessità di fare cassa, sulla pelle di almeno un milione di persone che oggi in Italia hanno un rapporto problematico con il gioco. Un sistema politico-imprenditoriale che ruppe gli indugi grazie al Governo che legalizzò le Sale Bingo nel 1999 e poi nel 2003 autorizzò le slot machine. Interventi seguiti da tutta una serie di provvedimenti finalizzati a favorire il fenomeno dell’azzardo con l’obiettivo di aumentare le entrate per lo Stato senza tenere in nessun conto i danni sulle persone.
Nel frattempo gli italiani, dalle casalinghe ai pensionati, dai professionisti agli operai sono sempre più vittime di questo mondo oscuro e perverso, l’industria dell’azzardo, la macchina da soldi che è diventata fonte di entrate fiscali per cui oggi sembra che non se ne possa fare più a meno.
Finalmente si cominciano a produrre sforzi per arginare il fenomeno: interventi pubblici e privati per rispondere ad un bisogno di cura ma anche e soprattutto ad un bisogno di informazione, consapevolezza, prevenzione. Bisogna promuovere una mentalità critica capace di resistere alle tentazioni di questo mostro senza volto. A partire dai giovani, dai ragazzi nelle scuole, da quegli adolescenti sempre alla ricerca di novità, di rischio, di trasgressione ma anche così fragili e vulnerabili e per questo facili da affascinare con le possibilità di facile guadagno pubblicizzate dovunque.
Intanto le piattaforme di gioco si sono spostate rapidamente sugli smartphone tanto che il gioco online ha già superato per volume di fatturato il gioco tradizionale. I signori dell’azzardo studiano e pianificano come raggiungere i loro obiettivi e tutti i target hanno in comune il tratto della fragilità, a partire dai giovani: un ragazzo che utilizza la paghetta in azzardo probabilmente diventerà un adulto pronto a buttare lo stipendio in qualche sala scommesse. Dalla ricerca condotta dal Laboratorio di Ricerca sociale del prof. Esposito risulta che il 40% degli studenti intervistati ha partecipato a scommesse sportive e la stessa percentuale di studenti delle scuole superiori, quando gioca a carte, lo fa giocandosi denaro ed anche cifre considerevoli.
Insomma la nostra preoccupazione deve rivolgersi in maniera prioritaria agli studenti e le risorse disponibili per la prevenzione devono essere utilizzate in maniera molto concreta coinvolgendo le scuole del nostro territorio altrimenti sarà impossibile invertire la tendenza rilevata dall’Università di Cassino. C’è un mondo giovanile fragile e influenzabile che però può essere aiutato a diventare protagonista di queste strategie di prevenzione, attraverso percorsi di peer education. Le famiglie ci mettono troppo tempo a rivolgersi ai servizi, lo fanno quando ormai la dipendenza diventa cronica. Bisogna scommettere, è il caso di dirlo, sulla prevenzione.
Bisogna promuovere consapevolezza, anche per far sì che nessuno si senta solo ad affrontare la propria battaglia. Iniziamo con lo sciopero del caffè: non entriamo più nei bar che possiedono slot machine. Non dobbiamo arrenderci all’idea che non si possa tornare indietro, anche perché gli oltre cento miliardi di euro, buttati nell’azzardo ogni anno in Italia, sono soldi sottratti all’economia reale, quella che produce occupazione e benessere. E’ un appello agli imprenditori affinché si decidano ad affiancarci in questa battaglia, perché quei miliardi potrebbero essere utilizzati per comprare auto, elettrodomestici, per fare la spesa, per andare al ristorante, per comprare giocattoli e così via. Cento miliardi sottratti al mondo del lavoro e dell’impresa. E’ ora di dire basta ma dobbiamo farlo tutti insieme.
Aggiornamento
Purtroppo dobbiamo registrare un passo indietro gravissimo compiuto dalla Regione Lazio che con un sub emendamento all’ultimo assestamento di bilancio ha approvato a larga maggioranza – con il solo voto contrario del Consigliere Paolo Ciani di Demos – Democrazia solidale – la misura del distanziamento delle slot machine di almeno 500 metri dai luoghi sensibili come scuole, ospedali, centri anziani, ecc. Per approfondire clicca qui: https://www.luigimaccaro.it/la-regione-lazio-inciampa-nelle-slot-machine/
Chiediamo una città “NO SLOT”
Chiediamo una citt? “NO SLOT”. Chiediamo che la giunta comunale si impegni seriamente nell’ambito di un movimento che operi contro le macchinette del gioco d’azzardo. Finalmente il Governo Monti ha cominciato a fare qualcosa per scrollarsi di dosso l’etichetta di “Stato biscazziere” e speriamo che il Governo approvi domani il decreto che consentir? a Sindaci e Prefetti di compiere atti concreti contro il proliferare delle sale giochi per illusi del guadagno facile. Read More
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