La persona al centro

La persona al centro

Con Basaglia abbiamo imparato a mettere al centro la persona e non la malattia.
È stata una rivoluzione culturale e civile che ha cambiato per sempre il modo di intendere la cura.

Ma oggi la domanda è un’altra:
riusciremo un giorno a parlare di giustizia mettendo al centro la persona e non l’esecuzione della pena?

Perché il confine tra salute e giustizia attraversa le vite di tante persone fragili, e troppo spesso segna la differenza tra chi può essere accompagnato e chi invece viene solo controllato.
In un tempo in cui si parla tanto di sicurezza, dovremmo avere il coraggio di parlare anche di dignità, di relazione, di possibilità.

Serve una nuova alleanza tra chi cura e chi giudica.
Tra salute e giustizia.
Tra le istituzioni e le comunità che ogni giorno lavorano per restituire dignità a chi l’ha perduta.

Solo così potremo costruire percorsi di vera riabilitazione, dove la pena non soffoca la cura e la cura non si ferma davanti alla pena.

Nella Giornata Mondiale della Salute Mentale, ho partecipato al seminario “Salute mentale e carcere”, promosso dal Dipartimento di Salute Mentale della ASL Roma 1 insieme al Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale (GNPL).
Un’occasione importante di confronto tra operatori sanitari, magistrati, garanti e comunità terapeutiche.

Perché la salute mentale non è un tema confinato ai reparti o ai servizi: è un tema che riguarda la società intera, la qualità delle sue istituzioni, la sua capacità di essere giusta e umana insieme.

E allora, tornando a Basaglia, la sfida resta sempre la stessa:
mettere al centro la persona.
Non la malattia.
Non la pena.
La persona.